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Vincitore Assoluto
Il libro della neve
Franco Brevini
Il Mulino

È un viaggio nel mondo della bianca signora, una storia che si nutre della stessa esperienza dell’autore e che comincia con un microscopico fiocco esagonale per giungere alle sfide metafisiche che le vette più famose lanciano agli scalatori.

Motivazione

Franco Brevini è una vecchia conoscenza del Premio ITAS e, più in generale, della repubblica dei lettori devoti ai testi che raccontano la fascinazione per la montagna e la vita all’aria aperta.
Critico letterario, docente universitario, alpinista appassionato e protagonista di viaggi d’esplorazione ai quattro angoli del mondo, Brevini è portatore di una cultura che si nutre dell’esperienza e, al tempo stesso, un pensatore capace di riflessioni profonde su ciò che spesso si è portati a dare per scontato. Impossibile, nel suo caso, non citare le due categorie latine della curiositas e dell’auctoritas: il bisogno di sapere l’ha spinto lungo gli affascinanti sentieri della poesia dialattale italiana come sulle vie delle montagne più alte, e la sua capacità di creare letture trasversali e cariche di fascino ha fatto di lui uno studioso e un divulgatore di livello internazionale.
Con Il libro della neve, Brevini ha prodotto un volume che non può mancare nella biblioteca di ognuno di noi: partendo dall’osservazione di un singolo fiocco, ci trascina in un viaggio affascinante, che spazia dal timore suscitato negli antichi dal “crudo verno” ai pattinatori raffigurati nei quadri fiamminghi, e dal senso del sublime che le Alpi innevate evocavano ai poeti romantici alla visione addomesticata che dei pendii imbiancati propongono i moderni comprensori sciistici.
Un volume necessario, si diceva, documentatissimo, riccamente illustrato con gusto felice e informato da una voce affascinante come quelle che ci piacerebbe ascoltare la sera, nel tepore d’un rifugio, mentre fuori mulinano i turbini della “bianca signora”; per questo la giuria ha deciso con giudizio unanime di assegnare il Premio ITAS 2020 a Il libro della neve di Franco Brevini.


Vincitore Categoria Alpinismo e sport di montagna
Ogre. Il settemila impossibile
Doug Scott
Corbaccio

Dopo mesi di preparativi e settimane di permanenza sulla montagna, il pomeriggio del 13 luglio 1977 Doug Scott e Chris Bonington raggiungono la cima dell’Ogre. Sono i primi alpinisti in assoluto a conquistare una delle vette tra le più difficili al mondo. Inizia così l’odissea della discesa.

Motivazione

C’è molto più di quanto si possa credere, nel piccolo libro di Doug Scott che ripercorre oltre mezzo secolo più tardi la vittoriosa spedizione all’Ogre, nel Karakorum. C’è un bel saggio di esplorazione, un manuale di storia dell’alpinismo sulle alte montagne, un libro di viaggio e, ovviamente, un gran resoconto di ascensione. Tutto scritto maledettamente bene, con quello stile che puoi ritrovare solo nelle pagine dei migliori appassionati di montagne britannici. La spedizione del 1977 si sarebbe potuta concludere con soddisfazione, per finire negli annali dell’Alpine Club se, dopo essersi seduti sulla neve a 7285 metri, felici di essere arrivati in cima, Doug Scott non fosse volato fracassandosi le gambe contro la roccia e Chris Bonington, la mattina seguente, non avesse continuato la discesa su una corda doppia oltre il capo finale, rompendosi le costole. Rientrare al campo base diventa una via crucis, Scott si trascinano per giorni sul ghiacciaio e poi le morene.
La disavventura si sarebbe potuta raccontare con toni da tragedia, ma non da un alpinista britannico: “L’unica mia vera preoccupazione era di non procurarmi dei danni permanenti che avrebbero compromesso la mia attività alpinistica e il rugby”. Accanto alla medaglia d’oro della Royal Geographical Society, ora Doug Scott potrà esporre due premi Itas per la letteratura di montagna, il primo nel 1993 per “Himalayan Climber”. È il primo autore che può fregiarsene.


Vincitore Categoria Guide e mappe
Trail running & ultra trail
Nicola Giovanelli
Mulatelo editore

Testo per la preparazione, la programmazione dell’allenamento e di strategia di gara. Consigli pratici e spunti scientifici adatti a tutti.

Motivazione

I trail runner, o più semplicemente corridori di montagna, sanno quanto possa essere esclusiva (e pure un po’ ossessiva) la loro passione. Per ognuno l’imperativo è: sapere tutto. Il che significa aggiornarsi instancabilmente e metodicamente sulla preparazione e la programmazione dell’allenamento, sulla strategia e la gestione della gara, sull’alimentazione, il consumo e il reintegro energetico, sugli infortuni e la loro prevenzione, sull’overtraining, sulla mente, il sonno, la fatica e il recupero, il freddo, il caldo, la quota; senza dimenticare l’attrezzatura, fonte inesauribile di investigazioni, con il suo carico di gioie e dolori. Insomma su tutti i possibili elementi di conoscenza legati alla corsa in montagna che, non dimentichiamolo, porta la prestazione al limite nel confronto con una natura a tinte forti. Ma attenzione, non stiamo parlando solo di professionisti, perché i cosiddetti amatori non sono da meno. E sono sempre più numerosi, anche alle gare, che si susseguono con partecipazione e successo crescenti.
È a tutti loro che si rivolge questo manuale, a tal punto apprezzato da essere giunto a una seconda edizione, debitamente aggiornata e arricchita. Nicola Giovanelli riesce nel difficile compito di condensare il risultato di conoscenze accumulate in anni di esperienza come ricercatore, atleta e allenatore, rendendole fruibili a un pubblico vasto; e lo fa in maniera agile, esaustiva, con un linguaggio piano e comprensibile, avvalendosi di schemi e diagrammi, test di valutazione, foto-sequenze e tabelle. In meno di duecento pagine dischiude una vera e propria miniera di informazioni, dando modo a chiunque voglia avvicinare questa disciplina così particolare e affascinante, o a chi intenda migliorare la sua prestazione, di poggiare su una solida base di conoscenze pratiche da cui partire per “dare gambe”, con metodo e consapevolezza, al suo sogno di montagna vissuto di corsa.

Vincitore Categoria Libri per ragazzi
Una balena va in montagna
Ester Armanino e Nicola Magrin
Salani editore

Niska è una balena curiosa. Da sempre si chiede da dove proviene l’acqua del mare. Un bambino vive tra i boschi e il mare non l’ha mai visto. Le strade dei due si incontrano quando Niska, raggiunte le vette, rimane incastrata vicino alla baita del bambino. Grazie alle sue lacrime comincerà il viaggio che cambierà la vita di entrambi.

Motivazione

È l'acqua il dono più prezioso della montagna alla terra. Una storia in cui il suo fluire collega due mondi distanti, e diventa veicolo di una grande amicizia: una creatura del mare e un figlio della montagna, legati l'una all'altro da un torrente. Le parole di Ester Armanino, semplici e antiche come nelle favole, e i potenti disegni di Nicola Magrin dialogano tra loro e trovano corrispondenze, anch'esse due anime che incontrandosi portano in dote le proprie origini, l'acqua salata del Mar Ligure e l'acqua dolce della Valtellina che si uniscono poeticamente in questo libro.


Vincitrice Categoria Vita e storie di montagna
L’impero in quota. I Romani e le Alpi
Silvia Giorcelli Bersani
Einaudi

Le Alpi in epoca romana: teatro di scontri militari, luogo di contaminazioni culturali e snodo di importanza economica.

Motivazione

“La soluzione ‘romana’ all’inclusione della Alpi nell’impero, attraverso una virtuosa sintesi tra centralità e territorialità, tra tolleranza e inclusione, rappresenta ancora oggi un esempio altissimo di flessibilità politica, sociale e culturale”.
Con queste parole l’Autrice chiude l’Introduzione al volume: sintesi estrema di un percorso che già nelle pagine iniziali fa cogliere gli aspetti più significativi e particolarmente meritori di questo libro, poi ripresi anche nelle pagine finali. Non c’è solo qui il rigore della studiosa affermata, che non si ferma alle res gestae ma considera, nei limiti del possibile, la vita delle persone che hanno animato le Terre Alte in età antica. C’è anche la capacità di saper osservare quel mondo con una visione prospettica, che non altera il dato storico, ma lo colloca sempre in un conteso più ampio che, anche se solo a contorno, tocca il passato più remoto, antecedente la presenza romana, e il presente.  La ricerca ricostruisce dunque una presenza romana che è ben più profonda di quanto forse ritenuto nella vulgata. E dimostra che se nelle Alpi essa è stata foriera di scontro con le popolazioni indigene, ebbene questo scontro è stato “sì traumatico, certamente, ma anche e soprattutto fecondo”, perché le Alpi in età romana furono “un esemplare laboratorio di sperimentazione politica, amministrativa, sociale e culturale”. 
Con questo volume si traccia forse il primo profilo strutturato e completo della presenza dei Romani nelle Terre Alte, ma appunto con una portata metodologica che va oltre i confini storici tracciati. La scrittura inoltre, pur non rinunciando mai alla precisione scientifica, sa essere chiara ed efficace superando i limiti che talvolta la scrittura accademica presenta. È quindi un onore per la giuria del Premio ITAS 2020 attribuire il premio per la miglior opera nella sezione “Vita e storie di montagna”: perché qui la vita e le storie sono studiate, descritte e raccontate con una esemplare sintesi di metodo, risultati, efficacia.


Menzione Speciale Trentino
Le radici dei boschi
Mario Cerato
Publistampa edizioni

Il libro documenta l’evoluzione del rapporto fra le autorità governative, le popolazioni e le loro foreste durante il XIX secolo. La storia forestale del Trentino è ricostruita attraverso molte storie avvenute nei più disparati ambiti territoriali.

Motivazione

Da qualche anno si è affacciata una significativa pubblicistica sui boschi, sul loro valore naturalistico, storico, culturale, ampliatasi con la drammatica vicenda della tempesta Vaia. Dentro questo filone si inserisce un lavoro di grandissimo interesse, Le radici dei boschi, di Mario Cerato. Anche se la ricerca abbraccia una parte ridotta, peraltro molto significativa, del territorio montano, essa riveste una valenza di carattere generale. I boschi sono sistemi dinamici, prodotto di una formidabile interazione fra fattori naturali e lavoro incessante dell’uomo, che si evolvono e si modificano reagendo ai fattori esterni. Sono un prodotto culturale: ciò di cui possiamo ora godere, o ciò che manca, in termini di paesaggio, di capacità produttiva, di difesa idrogeologica, di effetti microclimatici, di salubrità dell’aria, di biodiversità, ha le sue radici, profonde, articolate, estese, nelle tecniche e nelle pratiche che hanno segnato i secoli precedenti. L’operazione che compie Cerato è quella di indagare questa idea di fondo attraverso un metodo rigoroso che coniuga le profonde competenze scientifico-tecniche con quelle della ricerca storica, sorretta da una vastissima documentazione. Ne esce  un poderoso saggio che analizza la questione forestale nel secolo lungo con uno sguardo che è insieme specifico e sistemico.  L’autore affronta con sapienza le complesse questioni amministrative e gestionali, descrive i problemi dell’utilizzo delle risorse forestali e le interazioni e i conflitti ad esse legati, ricostruisce storie di territori molto diversi fra loro e le trasformazioni che li hanno percorsi e modellati. Un mondo dove si intrecciano e si scontrano le politiche amministrative dell’Impero austroungarico con la forte richiesta di autonomia delle comunità locali, come pure le normative forestali tese a tutelare gli interessi collettivi con le pratiche, i saperi materiali e le necessità vitali di una popolazione che nel bosco trovava le risorse per la propria, problematica, sopravvivenza.   
L’autore ci restituisce in questo modo un quadro dalle molteplici, stimolanti letture. Una di queste emerge con grande nettezza: il bosco come parte integrante della collettività trentina, della sua storia, che ne ha condizionato l’esistenza e a sua volta è stato condizionato. Come scrive Daniele Zovi, ‘senza solide radici non si sviluppa alcuna chioma’. Questo lavoro costituisce una solidissima radice culturale per sviluppare una chioma rigogliosa di conoscenza del grande patrimonio forestale e del rispetto che ad esso dobbiamo. Perché, come osserva l’autore «la circolarità nel bosco sta ovunque: nell’aria, nell’acqua, nel legno, nel terreno. Dalla dinamica circolare dei boschi dipende la vita del pianeta».