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Sabato 6 settembre 2014

Nelle parole di Lorenzo Carpanè, giurato del Premio ITAS del Libro di Montagna, tutte le emozioni del secondo appuntamento di “Parole appese” al rifugio "Cesare Battisti" (RE)


È notte ormai al rifugio Battisti e una splendida luna quasi piena invita ad uscire e a contemplare le cime che si ergono attorno e che sembrano guardare direttamente le stelle.
Dal recinto poco lontano, su verso il passo Lama Lite, le pecore fanno ancora qualche verso, che scorre come una melodia lenta e sommessa.
Di tanto in tanto, giù dai boschi s’ode il vigoroso bramito dei cervi, quasi un trombone che riempie i vuoti.
Una solitaria goccia cade dalla grondaia, con un tic-tac ritmico, che ricorda forse un triangolo.
L’alito di vento che fa frusciar le fronde, somiglia ad un clarinetto appena tocco.
Ritmi, suoni, melodie che riportano indietro di un paio d’ore, quando, alle sei della sera,
«allegro con brio», «adagio», «andante con moto» sono risuonati nell’aria dell’aia del rifugio.
Non solo nei suoni usciti dal sax, ma anche dalle parole che Mario Casella, nel suo Nero-bianco-nero, ad un certo punto utilizza per cercare di rappresentare i ritmi della salita con gli sci su per un pendio del Caucaso.
Le parole si sono sovrapposte ai suoni e ne è nata una nuova musica, fatta di sovrapposizioni, intrecci, commistioni che creano nuovi sensi.
Seconda e diversa questa tappa della tournée appenninica del Premio ITAS, in cui il l’intimo anfiteatro costituito davanti al rifugio ha echeggiato anche altre parole di altri scrittori.
Ed altri ancora risuoneranno nella prossima e ultima tappa, che ci attende di qui a breve al rifugio Mariotti. Chissà con quali nuove armonie.