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9 agosto 2014

Parole nel bosco

Ci vuole poco, per costruire un racconto. Basta mettere insieme alcuni dei tanti fogli che aleggiano nell’aria, dove bambini e adulti, donne e uomini hanno scritto di getto pensieri e parole. Basta appunto aggiungere qualche congiunzione, un avverbio, un nesso e si compone un quadro, fatto di immagini e sensazioni, di forme e colori, di voci e suoni.
Un gioco? forse sì. Ma un gioco a cui val sempre la pena giocare. Scrivendo e leggendo.
E perché non aggiungere un paragrafo a questo libro?


Camminavo lentamente, con un libro in mano, tutto immerso nei miei pensieri, quando improvvisamente un raggio di luce andò a colpire una strana creatura, a lato del sentiero…

Era un serpente che strisciava attraverso il sentiero.
Brillava in tutti i colori dell’arcobaleno ed ogni suo movimento faceva apparire un altro scenario.
Una composizione elegante, tranquillizzante e allo stesso momento inquietante e scintillante.
Lo osservai in silenzio ed ammirazione.

O forse era
Un cervo maestoso e selvaggio che alzando la testa mi guardava e in quel momento io ero con lui e lui con me nel bosco.
Un amico?

Ma poteva anche essere
un orso, che tranquillo passeggiava nel bosco.
Ad un tratto si fermò… Si guardò attorno… ed io mi sentii fuori posto!
Forse disturbavo il suo riposo…
Mi fermai e lasciai che riprendesse il suo cammino … ed io il mio?
Forse avevo invaso il suo habitat

Ma di là, tra gli alberi
Questa figura a già nota, mi osservava, non mi sento intimorito, mi avvicino e la creatura simile ad un ombra si dilegua tra le fronde degli alberi con così tanta dolcezza che in me nasce il desiderio di sparire, smarrirmi, come lui, in quel bosco pieno di meraviglia, stupore e fantasia.

Le sue erano parole
non umane ma ugualmente calde, sensibili, con qualcosa di luminoso al posto degli occhi, luce rossa, fiammeggiante, ma non malvagia, piuttosto spaventate.
Ero io il suo pericolo; sono io il pericolo o la salvezza di questo mondo?

Ma
c’era una piccola fata che arpeggiava un canzone che dava una sensazione di freschezza e sobrietà.
Le dissi che stava suonando una soave canzone e in un battito di ali si posò sul mio libro e con le piccole dita circondò la parola albero andò via.
Una soave brezza estiva mi rallegrò il cuore: quella piccola fata sarà sempre presente nei miei sogni.

Lì sentivo, o mi pareva di sentire, voci che provenivano dal bosco, come se ci fosse qualcuno nascosto che parlasse, o invece…

Non erano voci… era musica!
Musica di Arpe che voleva dirmi qualcosa….
Cosa?

Chissà!
Le voci venivano da dentro, da dentro da dentro gli alberi, da dentro le radici, da dentro gli aghi addormentati sotto le chiome, da dentro la terra umida di pioggia fina che fissa i pensieri e li lascia scivolare.
Erano le voci di chi ascolta tanto e osserva molto, e a volte sembrano più canti che parole, a volte singhiozzi, a volte risate.

Ed
era il mio respiro che cambiava voce, e si faceva più forte o più veloce mano a mano che salivo o scendevo un dosso o un sasso e mi fermavo insieme alle mie emozioni quando scorgevo una radura tra il brillare delle foglie e i raggi di luce. Qui nel bosco la solitudine non mi pesa affatto.

Mentre sentivo
il suono delle pigne che respiravano aprendo le minuscole scaglie a riempire i polmoni dei larici.
Ma non era l’unica voce: c’era il muschio che si accavallava sulle basi dei tronchi salendo sulle loro cortecce più fresche …

Sarà
la paura, il sentirsi soli entro qualcosa che ci sovrasta e che non conosciamo del tutto, che possiamo cercare e cercare questa sensazione così ben descritta da Manzoni nei Promessi Sposi, quando Renzo è in fuga da Milano.

Finché avviene un incontro:
Un cucciolo di orso mi disse: “O piccolo uomo mi vuoi far del male?”
Io con serenità gli risposi: .”No io voglio bene alla natura!” A queste parole l’orso sorrise e se ne andò. Io gli gridai. “No fermo, ti devo chiedere ancora tante cose! Ma l’orso se ne andò. Io a quel punto dovetti andare a casa.

Dove sgorga una poesia:
Voce del bosco
ti riconosco
sei antica e fiera
chiara e poi nera
vecchia e bambina
di sole e brina
e il tuo segreto
sveli nel greto
di storie piene
di parole serene

Sarà bello tornare qui, tra dieci, venti, trent’anni e assaporare il dolce asprigno delle fragoline, dissetarsi con l’acqua fresca del torrente e ritrovarsi così simili e così diversi

Perché…
Corde d’arpa lievemente pizzicate
stormir di fronde;
persino la pioggia si cheta.
La pena del vivere un po’ s’allenta e l’animo si ristora.
Termen, solitario guardiano e genius loci.


Questi che hai apprezzato, lettore, sono gli scritti lasciati dai parteciparti all'evento inaugurale di "Parole nel bosco", il parco letterario in progettazione in località Priori a Cavedago (TN).


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